Piccola storia dell'interruttore di sicurezza

Il termine “interruttore di sicurezza” proviene dal settore ascensori, nel settore macchine industriali infatti questo termine non esisteva.

La maggioranza dei costruttori lo ha fatto comunque  proprio, anche se  nelle pubblicazioni ufficiali si parla di interruttori di finecorsa con funzioni antinfortunistiche.

Per chi fabbrica  ascensori invece la sicurezza è sempre al primo posto tanto che proprio qui  si è affermato il concetto di apertura obbligata dei contatti molto tempo prima che nei vari altri settori e tuttora viene richiesta un’apertura del contatto di almeno 2 x 2 mm.

Nell’ascensoristica, come interruttore per il controllo della chiusura delle porte di piano, si può utilizzare un contatto in apertura a ponte asportabile con grado di protezione IP 20; poiché tuttavia alcuni elevatori sono esposti all’umidità, per molti anni si cercò di realizzarne una versione stagna.

Nel 1977, quasi 25 anni fa quindi, Kronenberg  trovò la soluzione:  il WZ, interruttore di sicurezza stagno con azionatore separato, la cui estrazione dal corpo interruttore provoca l’apertura obbligata dei contatti, il primo al mondo.

Nel settore macchine industriali era consuetudine rendere sicure le protezioni con normali interruttori di fine corsa, fino a che l’alta incidenza  degli infortuni dimostrò non solo che l’apertura obbligata era una necessità ma che inoltre doveva essere garantita una certa protezione contro le manomissioni,  bisognava ostacolare cioè un facile aggiramento dei sistemi di protezione.

Vennero emanate direttive affinché i finecorsa in questione rispondessero a requisiti minimi di sicurezza. Le misure da prendere però erano complicate e costose.

Per gli utilizzatori risultava molto più facile ricorrere a un interruttore che già garantisse l’apertura obbligata, offrendo nel contempo una certa protezione contro le manomissioni.

Le varie associazioni di controllo e consulenza industriale tedesche fornirono  agli utilizzatori i consigli del caso,  indirizzandoli verso il   “sistema Kronenberg”.

Il felice avvio  dell’applicazione degli interruttori di sicurezza sulle macchine operatrici si deve quindi  essenzialmente all’intervento di tali associazioni   Occorre qui notare che in Germania ogni settore industriale  ha  una propria associazione indipendente.

Per alcuni anni l’interruttore Kronenberg fu il solo sul mercato, finché non cominciò ad essere venduto con tanto successo da destare l’interesse anche di altri costruttori.

Un grosso fabbricante in particolare si occupò della cosa molto intensamente mettendo in piedi  un’attività  su larga scala. Il primo interruttore di questa casa costruttrice aveva tuttavia un bruttissimo difetto: si poteva far scattare con un semplice pezzettino di fil di ferro piegato (ad es. una graffetta metallica) e allo stesso modo persino mantenerlo in posizione di  chiusura (mantenimento del contatto bistabile).

Quindi non si poteva proprio parlare di una protezione soddisfacente contro le manomissioni. Nonostante ciò questo interruttore ottenne una perizia favorevole da una associazione.

Ci si ritrovò così in una situazione in cui qualche associazione accettava l’interruttore mentre altre lo scartavano nel modo più assoluto.

Alla fine si decise di istituire un gruppo di lavoro per stilare un elenco unificato dei requisiti e fu così che nel 1984 nacque la direttiva GS-ET-15, poi incorporata pressoché nella sua interezza dalle Direttive Europee.

Alle dimensioni dell’interruttore Kronenberg,  originariamente fissate in modo  del tutto arbitrario, si ispirarono altri costruttori. L’interruttore Kronenberg fu quindi nel più vero senso della parola il capostipite  di una nuova generazione di interruttori,  nella forma e nella sostanza.

Le associazioni tedesche  auspicarono poi  che sui macchinari particolarmente pericolosi potesse venire controllata non solo la posizione dei ripari ma anche che gli stessi venissero mantenuti chiusi sino a quando tutte le parti meccaniche pericolose non fossero state completamente ferme.  All’inizio si trattò delle macchine cardatrici, quelle utilizzate nell’industria tessile per lacerare i tessuti. Tali macchinari erano contraddistinti da una grossa inerzia delle parti mobili e quindi da un pericolo persistente sino addirittura  a una buona mezzora dal loro spegnimento, tanto che purtroppo si verificarono molti orribili incidenti.

Così nell’anno 1983,  in sinergia con le associazioni tedesche, Kronenberg sviluppò il primo interruttore con interblocco. Anche in questo caso la Kronenberg arrivò qualche anno prima di tutti gli altri.

La Kronenberg però si lasciò sfuggire l’opportunità di brevettare le sue invenzioni rivoluzionarie o quanto meno brevettarne Il principio fondamentale che non venne protetto. I brevetti esistenti riguardano infatti semplici dettagli tecnici. Degli interruttori  WZA  per  esempio venne brevettata la testina girevole, che conferisce a questo interruttore infinite possibilità di applicazioni  persino con angoli di azionamento  strettissimi e punti di rotazione del riparo molto scomodi.

Col tempo apparve un numero sempre maggiore di fabbricanti di interruttori di sicurezza con e senza interblocco.

 

24.04.2001 Ing. Horst Loose

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